L'Ente Parco, in merito alle informazioni riportate nell'articolo "L'Ora della Terra, Wwf: 700 specie a rischio estinzione" (Uscito su Repubblica.it di venerdì 24 marzo 2017), in cui sono riportate informazioni non corrette relative al Parco Nazionale Gran Paradiso ed alla situazione della specie stambecco in generale, intende fornire le seguenti precisazioni e rassicurazioni.

Se è vero che i cambiamenti climatici mettono in pericolo la conservazione dello stambecco, non è però corretto dire che la specie è in imminente pericolo di estinzione e i numeri riportati nel testo non corrispondono alla reale situazione.

La popolazione censita nel Parco  durante l'ultimo censimento effettuato a settembre 2016 è di 2.716 esemplari (non 200 come riportato nell'articolo) mentre su tutte le Alpi sono stati contati circa 50.000 individui (conteggi effettuati nel 2012-2013). Inoltre, nel Parco non è in corso nessun esperimento di ripopolamento: il PNGP è infatti l'area nella quale la specie si è salvata dal rischio di estinzione occorsogli nel 19° secolo a causa dell'eccessivo prelievo venatorio e pertanto non è avvenuto qui nessun ripopolamento; al contrario, è da qui che sono stati prelevati la maggior parte degli individui usati nelle reintroduzioni sul resto dell'arco Alpino.

L'articolo riporta inoltre la notizia, verificata e pubblicata su riviste scientifiche, che l'anticipo della stagione vegetativa delle praterie alpine influenza negativamente la sopravvivenza dei capretti. La notizia è sostanzialmente corretta nonostante sia riportata in modo non del tutto chiaro: non è esatto dire che “i prati si sono impoveriti di proprietà nutritive” in assoluto: il problema è la mancata sincronizzazione del momento in cui le risorse migliori sono disponibili e il periodo dello svezzamento dei capretti e dell'allattamento delle femmine. Inoltre, le percentuali riportate (e non del tutto esatte) sono relative alla sopravvivenza dei capretti (termine da preferirsi a “cuccioli”) e non alla specie nel complesso come sembra evincersi dall'articolo. Non si capisce poi con esattezza a cosa si riferisca la frase sulle valanghe: le valanghe ci sono sempre state e dipendono in parte dalla temperatura ma soprattutto dalla quantità di neve che si accumula al suolo. Negli ultimi anni (ad eccezione dell'inverno 2008-2009) abbiamo assistito ad una riduzione delle precipitazioni nevose invernali e quindi anche del potenziale valanghivo. Non è inoltre mai stato quantificato l'effetto della mortalità sotto le valanghe sulla dinamica di popolazione degli stambecchi.

E' senz'altro lodevole l'iniziativa del quotidiano online di affrontare temi legati alla conservazione dell'ambiente e della biodiversità, riteniamo tuttavia che le informazioni veicolate debbano essere il più accurate e corrette possibili.

Nelle immagini sottostanti la richiesta di precisazioni tramite l'account ufficiale del Parco al giornalista di Repubblica e la mancata risposta dello stesso in seguito alla messa in evidenza delle informazioni riportate erroneamente rispetto a quanto scritto sul report pubblicato dal WWF