La dieta della volpe nel Parco Nazionale Gran Paradiso è già stata ampiamente studiata fin dagli anni ‘60 mediante lavori che hanno previsto l’analisi di campioni fecali provenienti da tutto il territorio del Parco. Tuttavia, nell’ultimo ventennio sono avvenuti importanti cambiamenti faunistici e ambientali in alcune aree del PNGP. Tra questi, i più rilevanti sono stati la rapida espansione di capriolo e cinghiale nelle vallate piemontesi e la recente comparsa e affermazione del lupo in Val Soana, che ha così nuovamente occupato la posizione di predatore apicale nella catena trofica.

L’obiettivo di questa ricerca è di ricostruire la dieta della volpe in Val Soana attraverso l’analisi di campioni fecali, per verificare quanto i recenti cambiamenti faunistici abbiano influenzato le abitudini alimentari di uno dei predatori generalisti più importanti e abbondanti del Parco. L’identificazione di eventuali variazioni nella dieta di questo carnivoro sarà possibile mediante il confronto con le precedenti indagini effettuate nell’area protetta (Leinati et al., 1960; Cagnacci et al., 2003).

La raccolta dei campioni fecali si svolge lungo transetti prestabiliti, individuati in modo da interessare il maggior numero di tipologie ambientali, comprendendo un’escursione altitudinale molto ampia (da 850 a 2350 metri di quota.). I transetti coprono un totale di circa 45 km lungo strade e sentieri, e sono percorsi ogni 15 giorni dagli operatori sul campo. La raccolta degli escrementi viene effettuata per il periodo di un anno, in modo da esaminare tutte le variazioni stagionali nella dieta della volpe. In base agli studi pregressi, la sopravvivenza di questa specie in inverno dipende essenzialmente dal consumo di carcasse di ungulati (comportamento opportunista), mentre nei mesi estivi la dieta è più varia, basata principalmente sul consumo di micro-mammiferi e frutti.

L’aspetto più interessante indagato in questa ricerca è l’effetto della presenza del lupo sulle abitudini alimentari della volpe, specialmente nei mesi invernali. La volpe, infatti, potrebbe trarre vantaggio dalle carcasse abbandonate dal lupo, ma allo stesso tempo potrebbe riscontrare delle difficoltà nello sfruttare questo tipo di risorsa, proprio per la competizione diretta con un antagonista più grande. La presenza nelle feci di una maggiore o minore quantità di resti alimentari riconducibili a carcasse di ungulato potrebbe costituire un importante strumento per comprendere come si siano modificate le abitudini alimentari della volpe in seguito all’arrivo del lupo, permettendo di stabilire di quale natura sia il rapporto di coesistenza tra questi due predatori nel PNGP.

I risultati ottenuti con il presente lavoro possono essere estremamente preziosi dal punto di vista ecologico, permettendo una migliore comprensione dei meccanismi che regolano il funzionamento degli ecosistemi alpini tutelati dal Parco.

Ricercatori attualmente coinvolti nel progetto

Coordinamento: Bruno Bassano

Collaborazioni: Andrea Battisti, Davide Giuliano

Figura 1: Il lavoro sul campo prevede la raccolta e la georeferenziazione di ogni campione.

Figura 2: Tra le prede della volpe compaiono i micro mammiferi, quali ad esempio il ghiro (Glis glis).  Nella foto qui sopra una mandibola e alcuni denti ritrovati all’interno di un escremento di volpe hanno permesso la corretta identificazione della specie utilizzata come alimento.

Figura 3: Alcuni semi di mora (Rubus sp., e di lampone (Rubus ideaus) ritrovati quali resti alimentari in alcune feci di volpe.

Figura 4: Il lavoro di campo prevede campionamenti lungo un intero arco stagionale, in modo da individuare eventuali variazioni nella dieta della volpe lungo tutto il corso dell’anno. La copertura nevosa non limita l’attività delle volpi e in parte, grazie alle tracce di questi predatori opportunisti, ne facilita l’individuazione e la corretta identificazione degli escrementi.

Foto: Demis Massoni