E’ arrivato al traguardo dei dieci anni il programma di ricerca a lungo termine sulla marmotta alpina, iniziato nell’estate del 2006 nel Parco, con base nella storica casa di caccia di Orvieilles, in Valsavarenche.

Questo roditore di medie dimensioni è naturalmente presente con una buona densità all’interno del Parco e su tutto l’arco alpino. La marmotta merita di essere studiata e monitorata anche per altre ragioni: è un buon indicatore dello stato di salute del delicato ecosistema alpino soprattutto in anni come quelli recenti interessati da importanti cambiamenti climatici; inoltre ha un impatto sulla vegetazione in quanto è una specie erbivora, e sul suolo, poiché utilizza e scava sistemi di tane nel terreno ed è preda per aquila e volpe.

“La marmotta alpina ha caratteristiche comportamentali e fisiologiche che la rendono particolarmente interessante ed ideale come soggetto di studi ecologici ed etologici ”, spiega Achaz von Hardenberg, biologo del Parco, “Nell’ambito di questo programma stiamo sviluppando linee di ricerca che vanno da aspetti gestionali, di eco-patologia a studi incentrati sul comportamento della marmotta.  Nonostante le difficoltà delle ricerche sul campo, studiare il comportamento delle specie in condizioni naturali è particolarmente importante perché permette ai ricercatori di raccogliere dati su popolazioni sottoposte alle pressioni naturali dell’ambiente e studiare come la selezione naturale agisce sulle caratteristiche della specie”.

Il team di ricercatori al lavoro sul campo da aprile a settembre è coordinato dal servizio scientifico dell’Ente Parco e vede coinvolti studenti delle Università di Pavia, Parma, Montrèal (UQAM), Bologna, Genova, oltre a collaborazioni con enti e gruppi di ricerca nazionali e internazionali. In questi anni sono state individualmente marcate e seguite più di 280 marmotte appartenenti a 18 famiglie diverse. Le marmotte sono marcate così da rendere ciascun individuo riconoscibile per gli anni futuri e permette agli studenti di raccogliere dati sul comportamento individuale, sulla biometria, sulla riproduzione e in generale su tutti gli eventi che interessano la vita di ciascuna marmotta.

Uno dei principali temi studiati è la socialità nella specie, caratterizzata dalla rigida struttura gerarchica delle famiglie di marmotte e mantenuta dagli individui tramite display e interazioni comportamentali. Le ricerche in corso stanno permettendo ai ricercatori di capire meglio come si stabilisce questa gerarchia e quali sono le caratteristiche individuali (peso corporeo, età, legami di parentela,..) che facilitano un individuo nel raggiungere la posizione più alta. Non solo: a seguito di uno studio sviluppato in questo progetto negli scorsi anni in cui è stato dimostrato come le marmotte differiscano nella loro ‘personalità’ una dall’altra, si sta valutando come il carattere di un individuo possa influire nella possibilità di diventare un dominante e quindi di avere accesso alla riproduzione.

I dati raccolti ogni anno permettono anche di monitorare, in una zona campione della popolazione di marmotte del Parco quale è l’area di ricerca di Orvieilles, la riproduzione e la sopravvivenza della popolazione nelle diverse classi di età, ed in futuro di legarla ad eventuali variazioni nella fenologia della vegetazione, nelle variazioni di temperatura o di copertura nevosa invernale.

Proprio questi motivi rendono importante lo studio della marmotta per più anni consecutivi, in modo da produrre una serie storica di dati che permetta di capire se e quali sono gli effetti dei cambiamenti climatici in atto in questi anni su una delle specie chiave dell’ecosistema alpino.

Tutte le ricerche svolte nel progetto sono pubblicate come tesi universitarie e come articoli scientifici su riviste referate. Alla pagina del sito http://www.pngp.it/natura-e-ricerca/conservazione-e-ricerca/ricerca-faunistica/eco-etologia-della-marmotta-alpina è possibile trovare l’elenco di tutta la produzione scientifica del progetto sulla marmotta alpina al Parco.