A seguito di recenti articoli apparsi su testate locali, l’Ente Parco Nazionale Gran Paradiso precisa che alcune delle informazioni riportate sono inesatte, è stato sinora accertato solo un caso di predazione su un singolo animale, mentre non ci sono riscontri oggettivi che confermino l’uccisione o il ferimento di oltre quaranta esemplari tra capre e agnelli.

Ad oggi peraltro, pur in seguito al controllo effettuato dal veterinario del Parco, non risulta nessuna richiesta di indennizzo da parte dell’allevatore coinvolto. L’Ente Parco precisa inoltre che la predazione è avvenuta all’interno di un gregge non controllato e privo di custodia notturna. Se fossero state messe in atto buone pratiche di pastorizia, come l’utilizzo di cani da pastore, probabilmente non si sarebbe creato nessun caso.

L’Ente Parco vuole inoltre informare e tranquillizzare i cittadini sulla situazione relativa alla presenza del lupo nel versante piemontese del Parco e delle possibili attività di prevenzione da mettere in atto insieme agli allevatori per convivere con questo predatore.

Il ritorno del lupo nell’alto canavese è conseguenza di una migrazione naturale, in partenza dall’Appennino ligure e dalle Alpi marittime e quindi dalle aree montane della Savoia. L’Ente Parco ritiene quindi necessario continuare l’azione di informazione e coinvolgimento degli abitanti della Valle Orco, per sgombrare il campo a dubbi, inesattezze, paure e luoghi comuni su questa specie, protetta a livello nazionale ed europeo.

“Ribadiamo che non è avvenuta alcuna re-introduzione da parte dell'Ente, mentre si è trattato di un ritorno spontaneo di una specie, i cui spostamenti e insediamenti stabili negli ultimi 20 anni riguardano molte zone del Nord-Ovest e non solo il Parco del Gran Paradiso; guardaparco e  servizio scientifico dell'Ente monitorano assiduamente il branco”, spiega il Presidente del Parco Italo Cerise, “l’Ente Parco provvederà, come previsto dalla Legge e previa verifica dell’effettiva predazione, a garantire le procedure di indennizzo dovute in caso di attacco di lupi al bestiame”.

Il lupo non deve essere visto solo come un problema. Al contrario, se opportunamente conosciuto,  in alcune realtà montane si è dimostrato essere una risorsa a livello turistico, basti pensare al simbolo del Parco Nazionale della Majella, ma senza andare lontano, allo Spazio Lupo creato all’interno del centro visitatori del Parco in Valsavarenche o al Centro faunistico “uomini e lupi” aperto recentemente nel Parco delle Alpi Marittime, che attirano molti visitatori.

Il responsabile del servizio scientifico e veterinario del Parco Bruno Bassano: “Vogliamo inoltre rassicurare tutti i residenti e i fruitori dell'area protetta: non ci sono state uccisioni da parte di lupi nei confronti di umani negli ultimi 188 anni in tutto il Nord-Italia. Facendo un paragone sono state invece 50-70.000 le persone morse dai cani ogni anno, addirittura 8 sono state uccise nel 2008 secondo quanto riferito dal Ministero della Salute”.