L’11 febbraio si celebra la giornata mondiale delle donne e delle ragazze nella scienza, promossa dall'ONU col patrocinio dell'Unesco per riconoscere il ruolo fondamentale che le donne e le ragazze svolgono nella scienza e nella tecnologia, e ha l’obiettivo di promuovere un accesso completo ed equo alla partecipazione scientifica alle donne e alle ragazze.
Nel Parco sono numerose le ricercatrici che collaborano agli studi realizzati dall'Ente e contribuiscono in prima persona alle attività di ricerca e monitoraggio della biodiversità. Dietro le numerose pubblicazioni sulle riviste scientifiche, le tesi di laurea o di dottorato, il lavoro in laboratorio o sul campo ci sono anche loro. Vogliamo rendere oggi omaggio al loro prezioso contributo alla scienza e alla conservazione del nostro Parco.
Tra loro c'è Adèle Jouslin, studentessa francese che nell'estate 2024 ha preso parte allo studio sulla marmotta alpina in Valsavarenche. Il suo lavoro si è concentrato sull’analisi dell’interazione tra le attività dell' uomo e il comportamento della marmotta, un aspetto chiave per comprendere come la nostra presenza influisce sugli ecosistemi naturali. Ora Adele ha portato la sua esperienza oltre i confini del Parco, proseguendo il suo percorso di ricerca in Francia. Come lei, molte giovani studiose che muovono i primi passi nella scienza al Gran Paradiso continuano la loro carriera accademica e scientifica, contribuendo alla conoscenza e alla tutela della natura.
La ricerca ha bisogno di menti brillanti, curiose e appassionate, scopri la storia di Adele e lasciati ispirare!
Perché hai scelto il Parco per la tua attività di ricerca?
Il Parco è un sito eccezionale per lo studio degli ecosistemi alpini, che mi hanno sempre affascinato per la loro unicità e selvaticità. L'ampia area protetta del Parco e i suoi sforzi di conservazione di lunga data lo rendono un luogo impareggiabile per la ricerca ecologica. L'impegno nel preservare la biodiversità crea le condizioni ideali per studiare specie come la marmotta alpina nel suo habitat naturale. Ad attrarmi è stata anche l'opportunità di entrare a far parte di un gruppo di ricerca multiculturale che accoglie studenti provenienti da diversi Paesi. Questo mi ha offerto la possibilità di imparare da prospettive, lingue e culture diverse, favorendo al contempo un ambiente collaborativo e accogliente. Questi elementi hanno reso il Parco un ambiente ideale per la mia ricerca.
Quali sono le principali sfide che hai incontrato nello studio delle marmotte nel Parco e come i dati raccolti contribuiscono alla conservazione della specie e all'equilibrio dell'ecosistema alpino?
Lavorare in un ambiente così remoto e ad alta quota ha comportato sfide significative. Lo sforzo fisico richiesto dal lavoro quotidiano sul campo, unito all'imprevedibilità del tempo e alla necessità di avere pazienza durante le ore di osservazioni comportamentali, ha richiesto adattabilità e perseveranza. Un'altra sfida è stata garantire che i dati raccolti fossero sufficientemente solidi da sostenere conclusioni significative, il che ha richiesto una pianificazione e un'analisi precise. I dati raccolti evidenziano come le attività ricreative dell'uomo, come l'escursionismo e la mountain bike, influenzino il comportamento di foraggiamento delle marmotte. Questi dati sono fondamentali per trovare un equilibrio tra turismo e conservazione. Identificando le caratteristiche umane che hanno un impatto più significativo sulle marmotte, come ad esempio il tipo di attività e la presenza di cani domestici, il Parco può attuare misure mirate, come l'educazione dei visitatori e le norme di zonizzazione, per ridurre l'impatto sulle marmotte. Ciò non solo contribuisce a preservare questa specie chiave, ma anche a mantenere il delicato equilibrio di questo ecosistema.
Cosa ti ha lasciato e come vuoi continuare dopo questa esperienza?
È stata un'esperienza unica e incredibile, sia dal punto di vista professionale che personale. Vivere e lavorare in un ambiente naturale così straordinario è stato indimenticabile. Collaborare con un team solidale e dedicato ha reso il viaggio ancora più arricchente. Lo studio di questi ecosistemi unici ha approfondito la mia comprensione della complessità della fauna alpina e del ruolo critico degli sforzi di conservazione. Ha rafforzato le mie competenze nel lavoro sul campo, nell'analisi statistica e nello sviluppo di strategie di conservazione. Ho anche imparato a gestire il tempo in modo efficace e ad adattarmi alle sfide impreviste, il che ha rafforzato la mia fiducia e la mia capacità di recupero. In futuro, mi propongo di intraprendere una carriera incentrata sulla ricerca e sulla gestione della biodiversità, in particolare nelle aree alpine protette. Questa esperienza ha rafforzato il mio desiderio di contribuire non solo alla comprensione scientifica degli ecosistemi, ma anche alla gestione pratica di queste aree, garantendo una coesistenza sostenibile tra uomo e fauna selvatica.