Chi segue il Parco, ma anche chi non lo conosce più di tanto, facilmente si sarà imbattuto nella ricerca scientifica del Parco. Magari osservando un animale marcato, magari durante un evento di divulgazione, magari in una pubblicazione o in un depliant. Ma cosa si intende con la ricerca scientifica del Parco, cosa cerca il Parco e come, cosa ha scoperto?

Prima di tutto è importante sottolineare che la ricerca scientifica è tra le attività istituzionali secondo la legge quadro sulle aree protette 394/1991, ed è quindi, insieme ad altre, tra le azioni principali che l’ente Parco deve sviluppare.  

Il Parco, in particolare, porta avanti più ricerche scientifiche da diversi decenni: tra queste certamente la più longeva è quella legata allo stambecco alpino (che ha più di 50 anni ma con una raccolta di campioni che arriva fino a 70 anni fa!), ma è attivo su altri tre progetti da più di 18 anni e numerosi altri più recenti, svolti in collaborazione con università ed enti di ricerca.

Alle diverse ricerche, coordinate dal Servizio Biodiversità e Ricerca Scientifica spesso in stretta sinergia con il Corpo di Sorveglianza dell’Ente, collaborano sia dipendenti e guardaparco che numerosi studenti, collaboratori e stagisti.

Ma cosa si studia nel Parco, quali dati vengono raccolti e cosa ci stanno dicendo? Con questa rubrica vogliamo raccontare alcuni aspetti delle ricerche passate e presenti (e magari future!), per dare diffusione ad alcuni risultati e soprattutto per far capire quanto è importante continuare a studiare e monitorare l’ambiente naturale e le specie che lo abitano.

Per saperne di più sulle diverse ricerche attive si può sempre consultare la pagina all’indirizzo https://www.pngp.it/natura-e-ricerca