Il monitoraggio del fagiano di monte
Tra le cime innevate e i boschi alpini, c'è un abitante speciale che racconta la salute delle nostre montagne: il fagiano di monte, noto anche come gallo forcello (Lyrurus tetrix). Con il suo piumaggio elegante e la vita riservata, è una delle più belle sentinelle dell’ambiente alpino. Vive tra i 1800 e i 2300 metri, nella cosiddetta "treeline", dove i boschi lasciano spazio ai pascoli. Un habitat ricco di biodiversità, che il fagiano condivide con altre specie e con l’uomo e le sue attività ricreative.
Ma cosa rende questo uccello così importante? Indubbiamente è un indicatore della salute delle montagne: quando è presente in numero stabile, significa che l’ecosistema non soffre di grandi disturbi. Tuttavia, negli ultimi anni, le sue popolazioni sono in calo, soprattutto in Italia. E il motivo è la fragilità del suo habitat, in gran parte legata al cambiamento climatico, e l'impatto delle attività umane.
Come spesso accade, la sua fragilità dipende anche dalle sue peculiarità. Durante l’inverno infatti, il fagiano di monte ha una strategia caratteristica per sopravvivere: costruisce e si rifugia in un igloo scavato nella neve, dove la temperatura rimane stabile intorno agli 0 gradi. Questo rifugio lo protegge dal freddo e dai predatori, permettendogli di risparmiare energia. Ma le scarse nevicate e il passaggio improvviso di sciatori o escursionisti possono compromettere questa strategia: ogni volta che un fagiano si spaventa, scatta in un rapido volo di fuga, uscendo dal suo rifugio e consumando molte energie!
Quando questi disturbi si ripetono, il prezzo diventa alto: stress, esaurimento e difficoltà a sopravvivere all'inverno.
Nel Parco Nazionale Gran Paradiso, il fagiano di monte è monitorato da diversi anni attraverso i censimenti del Corpo di Sorveglianza dell’Ente. Le sue nidificazioni sono confermate in tutte le valli, ma una zona in particolare, la Valle di Rhêmes, è stata teatro di cambiamenti significativi. Qui, negli anni, l’espansione delle piste sciistiche ha portato alla perdita di oltre 3 ettari di bosco, un habitat cruciale per questa specie.
Come viene svolto il monitoraggio?
Ed in questo contesto, tra il 2012 e il 2019, i ricercatori del Parco hanno cercato di approfondire le conoscenze sulla specie e monitorare la popolazione della zona utilizzato il metodo del Distance Sampling: con questo metodo, che si attua lungo transetti (percorsi) fissi e ripetuti nella stagione in cui il ricercatore conta le osservazioni dirette e i vocalizzi, è possibile infatti stimare la densità della specie oggetto di studio.
I dati sono inequivocabili: le zone vicine agli impianti sciistici ospitano sempre meno fagiani rispetto alle zone più isolate e protette dal bosco. Prima dei lavori di espansione, si contavano circa 24 maschi per chilometro quadrato; oggi, in alcune aree, il numero è sceso a 13-14. Inoltre, i fagiani tendono a rifugiarsi sempre più lontano dalle aree disturbate.
Conclusioni
Così come è necessario per diverse specie che sono in pericolo di conservazione, è importante comunicare che ci sono le soluzioni che permettono di proteggere questa specie senza rinunciare al piacere delle attività invernali. Infatti attraverso l’istituzione di zone di quiete invernali (anche dimensioni ridotte garantiscono protezione ai fagiani!) e la limitazione di accesso per escursionisti e sciatori è possibile favorire la presenza del fagiano di monte nel suo habitat.